Il gioco come svago
" Vidi a' lor giochi quivi ed a' lor canti Ridere una bellezza " (DANTE)
Il gioco ha avuto importanza storica e antropologica in ogni epoca e cultura ma all'interno di una stessa area geografica o nel passaggio da una cultura a un'altra puo' subire profonde variazioni, passando da funzioni rituali o religiose a semplice intrattenimento.
Esempio possono essere gli indovinelli,documentati in Grecia in eta' anteriore al 5° secolo a.C. come sfida con esito anche mortale, o il labirinto, che nel Medioevo cristiano riproduceva i percorsi dei pellegrinaggi religiosi, mentre gia' nel Rinascimento era ridotto a elemento decorativo di giardini.
Sempre nel Medioevo furono diffusi giochi con dadi e altri strumenti oltre agli scacchi e i giochi di carte (tarocchi, inventati a Ferrara nel 1440 circa, scopa, briscola, ecc).
Nell'Ottocento ebbero successo i giochi di societa'.
Alcuni giochi di societa' comportano penitenze e pegni da parte di chi perde.
Sempre in quest'ambito si definiscono jeux idiots quelli che hanno come fine il creare imbarazzo o disagio nei partecipanti (gioco della verita', gioco della torre) o il metterne a repentaglio l'incolumita' fisica (roulette russa).
Ma fra tutti, i giochi piu' antichi, diffusi e ramificati sono i giochi di tavoliere o da tavola come per esempio il gioco del mancala (scavi di Ain Ghazal, 7000-5000 a.C., attestato anche in Egitto, 1400-1300 a.C.), tuttora diffuso in Africa e in Asia.
Il mancala e' un gioco di calcolo aritmetico e si pratica in due persone, muovendo sassolini, semi o altro su una superficie fornita di un numero variabile di buchi.
Ancora in Egitto (2600 a.C. circa) e' attestato un gioco di percorso a spirale, paragonabile al gioco dell'oca (diffuso in Europa a partire dal 1580).
Alla prima dinastia di Ur (dopo il 2650) risale il cosiddetto gioco reale di Ur, ora conservato al British Museum.
Il gioco degli scacchi probabilmente ha avuto come antenato il chaturanga indiano del sec. 7° d.C., passato da un lato alla Persia e di qui agli Arabi che fecero conoscere il gioco in Europa, dall'altro arrivo' in Cina e Giappone assumendo caratteristiche diverse.
Le corse con i cavalli probabilmente possiamo datarle intorno al 13° sec. a.C.
In cio' eccelsero gli Sciti, i piu' grandi cavalcatori dell'antichita', gli Assiri e gli Egizi.
I Greci, dal canto loro, diedero particolare impulso alle corse dei cocchi, e gia' nel 680 a.C., durante i giochi olimpici, facevano disputare corse a cavallo ad aurighi di fama.
I Romani, poi, tennero in ancor maggiore considerazione le corse di bighe e di quadrighe che i cavalli trainavano al galoppo nel circo.
La passione popolare per le corse dei cavalli raggiunse il suo vertice nell'epoca bizantina, a Costantinopoli.
In Occidente, l'Ippica risorse solo nel 15° sec. : in Italia si disputavano gare quali il Palio di Siena e le corse dei Berberi.
Ma le corse come le vediamo oggi nacquero in Inghilterra, durante il 17° sec. : con Giacomo I si tracciarono le prime piste e si favori' l'importazione di cavalli orientali.
Si correva in " partita obbligata ", bisognava cioe' vincere due volte la stessa prova effettuata per lo piu' sulla distanza di quattro miglia, circa 6400 m.
Famomissimo al suo tempo, e ancor oggi ritenuto il piu' grande campione di tutta la storia dell'ippica, fu Eclipse, un cavallo nato durante l'eclisse solare del 1764, dal quale ancora oggi discendono quattro campioni su cinque.
In Italia, per trovare qualcosa di simile a quanto avvenne in Inghilterra, bisogna attendere la prima meta' dell'Ottocento.
Napoli, Firenze e Torino sono le citta' che sostengono di aver tenuto la prima riunione regolare di corse al galoppo; ma generalmente accettata e' la priorita' di Firenze, la cui Corsa dell'Arno, disputata per la prima volta il 2 novembre 1827, e' tuttora nel calendario delle grandi prove italiane.
Fino a quando il gioco rimane nell'ambito dello svago e del divertimento non assume rilevanza giuridica, anche se alcune forme di gioco hanno dato luogo alla creazione di ordinamenti perfettamente compiuti, che si pongono in posizione autonoma rispetto all'ordinamento statale (Diritto Sportivo).
Il gioco diviene giuridicamente rilevante quando da' luogo a rapporti patrimoniali, quando cioe' dall'esito del gioco dipende una prestazione a contenuto patrimoniale.
Cio' puo' aversi in ogni gioco, cosiddetto interessato, e quindi nelle lotterie, nelle tombole, nei concorsi a premio,ecc.
La disciplina degli effetti patrimoniali del gioco e' contenuta negli artt. 1933-1935 cod. civ.
Il codice penale (art. 721) definisce gioco d'azzardo quello nel quale ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita e' interamente o quasi aleatoria.
Il gioco e' un'attivita' di notevole importanza nei processi di sviluppo di molte specie animali, ma appare di difficile definizione, in quanto consiste in una combinazione di moduli comportamentali derivanti da unita' funzionali diverse (caccia, lotta, comportamento sessuale, ecc), che vengono attivati indipendentemente da queste.
Si ritiene che esista una motivazione specifica per il gioco basata sulla tendenza a esplorare, a conoscere cioe' oggetti e situazioni ambientali, insieme a una forte motivazione motoria.
E' stato dimostrato che la privazione del gioco puo' alterare anche gravemente lo sviluppo del comportamento sociale e di quello sessuale dell'adulto.
Sulla tomba di Diofanto sarebbe stato scritto : "Egli passo' un sesto della sua vita nell'infanzia, un dodicesimo nell'adolescenza, poi, decorso un altro settimo della vita, si ammoglio';
dopo cinque anni ebbe un figlio che visse la meta' degli anni vissuti dal padre, il quale mori' 4 anni dopo di lui ";
la durata della vita di Diofanto si ottiene quindi risolvendo l'equazione :
x/6 + x/12 + x/7 + 5 + x/2 + 4 = x ; x = 84.
Lo studio del gioco e del giocatore ha portato all'elaborazione di una vera e propria teoria scientifica in materia, nata dalla collaborazione tra il matematico J. von Neumann e l'economista O. Morgenstern (Theory of games and economic behavior,1944), nel fine ultimo di potersi avvicinare ad imbroccare un possibile risultato esatto.
La teoria dei giochi ha avuto origine nell'ambito dell'economia, ma si e' poi ampiamente sviluppata nell'ambito matematico, sulle basi del calcolo delle probabilita', soprattutto in relazione alla ricerca operativa.
In esse sono prese in considerazione le situazioni di competizione o di conflitto, in cui a determinare il risultato concorrono le azioni di due o piu' persone dette giocatori, con interessi contrastanti, piu', eventualmente, il caso.
Tipici esempi di tale situazione sono i giochi di carte, in cui norme precise fissano le possibili azioni dei giocatori, il ruolo del caso, e il risultato che ne deriva; ma le applicazioni della teoria dei giochi hanno un campo molto piu' vasto, pur con le inevitabili inesattezze derivanti dal costringere una situazione reale in uno schema matematico :
in economia, nell'industria, in situazioni militari, ecc.
La principale caratteristica dei giochi e' che ciascun giocatore conosce le possibili azioni degli altri giocatori (con i risultati che ne conseguono) ma non sa quale sara' la loro scelta : di qui la difficolta' della decisione.
I problemi vantaggiosamente studiati mediante la teoria dei giochi sono quelli in cui l'utilita' di ciascuno dipende dal comportamento di tutti gli altri operatori; eccezionale il risultato nell'ambito di situazioni di concorrenza oligopolistica, irrisolvibili con gli strumenti della microeconomia neoclassica.
Il gioco e' marcatamente presente soprattutto nelle moderne societa' industriali, le quali sembrano lasciare piu' tempo libero dal lavoro e dalle altre occupazioni strumentali.
Il gioco acquista significati diversi in relazione all'eta', al sesso, alle caratteristiche dei contesti culturali e di civilta'.
Secondo la "teoria cartatica" (S. Freud, A. Adler) il gioco avrebbe la funzione di liberare l'individuo da tendenze o istinti incompatibili con le esigenze della vita sociale.
Luigi Carlino Notizie tratte da "La Piccola Treccani 2006"
14/09/2006